In primo piano c’è la necessità di rilanciare la domanda di trasporto pubblico – oggi ferma al 7,9% secondo gli ultimi dati del CNEL – e di rafforzare l’integrazione tra autobus, treni, mezzi in sharing e micromobilità, per costruire un’alternativa concreta all’uso dell’auto privata e favorire una mobilità davvero intermodale.
A questa sfida si affianca quella della transizione energetica, che impone scelte sempre più orientate a un mix di soluzioni – elettrico, idrogeno, gas e diesel pulito – calibrato sulle diverse esigenze territoriali e operative. Ma l’adozione di nuovi vettori energetici non può prescindere da un forte investimento nelle infrastrutture di ricarica e rifornimento, senza le quali il cambiamento rischia di restare incompiuto. Parallelamente, la transizione digitale sta trasformando in profondità l’offerta dei servizi: dalla bigliettazione elettronica alle piattaforme MaaS (Mobility as a Service), fino ai sistemi intelligenti per la gestione del traffico e dei flussi passeggeri, l’innovazione entra nel quotidiano della mobilità collettiva.
In questo contesto si ridefiniscono anche i profili professionali: alla cronica carenza di autisti si aggiunge la crescente richiesta di figure specializzate, capaci di integrare tecnologie, leggere i dati e governare sistemi complessi. È qui che il tema delle risorse pubbliche torna centrale: il Fondo nazionale dei trasporti, nella sua attuale configurazione, appare inadeguato rispetto alle esigenze di un comparto in rapida evoluzione, che richiede maggiore flessibilità e capacità di investimento. Il rinnovo del contratto collettivo autoferrotranvieri, firmato lo scorso 20 marzo, rappresenta invece un primo passo per rispondere alla carenza di conducenti, ma da solo non basta a colmare le lacune esistenti.
Intanto si avvicina una scadenza decisiva: il 2026 segnerà l’inizio della stagione delle gare di servizio, un passaggio che potrebbe ridefinire in profondità l’assetto del mercato, influenzando qualità, organizzazione e sostenibilità economica dei servizi offerti. Anche il trasporto turistico con autobus si confronta con trasformazioni significative, sospinto da una domanda in crescita e da modelli operativi più flessibili. Il rinnovo delle flotte, l’integrazione con i servizi locali e l’adattamento agli stili di viaggio contemporanei stanno riscrivendo le regole del comparto.
Accanto a questi cambiamenti, cominciano a prendere forma scenari fino a poco tempo fa considerati futuristici. La guida autonoma e l’air mobility iniziano a uscire dai laboratori e a entrare nelle strategie urbane e industriali, delineando un orizzonte in cui la mobilità collettiva sarà sempre più connessa, intelligente e multimodale.
Il settore, in Italia, coinvolge 879 aziende, 117.000 addetti, circa 5 miliardi di passeggeri trasportati ogni anno, oltre 49.000 mezzi in circolazione, con volumi che superano 1,8 miliardi di vetture-chilometro e 225 milioni di treni-chilometro. Un comparto che sviluppa un valore della produzione pari a circa 12 miliardi di euro, e che rappresenta una leva strategica per la sostenibilità, la coesione sociale e la competitività del Paese.
Organizzata in partnership con Agens, Anav e Asstra – le tre principali associazioni di rappresentanza, che insieme coprono oltre il 95% del mercato – Next Mobility Exhibition 2026 sarà il punto di riferimento per comprendere le evoluzioni del settore, toccare con mano le soluzioni più innovative e confrontarsi sulle politiche necessarie ad accompagnare il cambiamento. Il conto alla rovescia è iniziato. L’appuntamento con il futuro della mobilità è tra un anno, a Fiera Milano.
I dati Anfia del 2024 evidenziano un mercato dinamico e orientato al cambiamento, con un focus crescente sulla sostenibilità.
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